Marco Naman Borgese
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la sindrome della crocerossina: io ti salverò

1/14/2019

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tunonhaibisognodellopsicologo, in ogni caso con questo articolo voglio aiutarti #fareladifferenza.

Tema dell'articolo del giorno è la sindrome della crocerossina, risponderò ad alcune delle domande  più frequenti sulla questione.

Quand'è che si può parlare di una donna affetta da sindrome della crocerossina?

Questa definizione identifica una donna che è disposta a sacrificare i propri bisogni e le proprie esigenze pur di accontentare quelle di un partner che viene sempre messo davanti a tutto.
In qualche modo la donna si sacrifica per l'altro, arrivando ad anticipare i bisogni altrui trascurando completamente i propri.

Come mai colpisce più le donne?

Sicuramente è presente un'influenza culturale, per cui le donne dovessero ricoprire nel corso della vita esclusivamente il ruolo di madri, mogli rinunciando al ruolo di donne.
Può essere inoltre presente un'influenza della propria famiglia di origine per cui si è fatto credere che l'amore debba essere guadagnato, piuttosto che la sana idea dell'amore come atto  spontaneo e reciproco non basato assolutamente sulla dipendenza.

Ma che idea ha dell'amore la crocerossina?

Principalmente è basata su quattro presupposti errati.

Il primo è che grazie alla relazione di dipendenza con il partner essa si potrà percepire come indispensabile, almeno in questo campo della propria vita rendendosi essa stessa dipendente dal compagno dipendente.

Il secondo è la credenza per cui l'amore richiederebbe esclusivamente sacrificio e non possa essere vissuto come uno stato di felicità e di riempimento.

Il terzo è il presupposto che gli altri non debbano preoccuparsi od arrabbiarsi con lei per cui si  fa di tutto pur di rimanere dentro lo relazione e prendersi cura del compagno percepito come bisognoso.

Quarto ed ultimo presupposto è la credenza per cui gli altri vanno protetti e difesi.

Perché scelgono quel tipo di compagno?

Spesso la crocerossina sceglie dei compagni percepiti come deboli e bisognosi, ma proprio questi presupposti di scelta sono quelli che nella fase di rottura, quando l'altro decide di ritrovare la sua autonomia, fanno cadere la donna in uno stato di ulteriore sconforto.
Come è stato possibile che anche un uomo così debole, per cui ho fatto tutto, mi ha abbandonato?

Esiste un timore dell'abbandono?
La paura dell'abbandono, di rimanere sola, è ciò che alimenta tale modalità per cui si mette in piedi una relazione tossica che gli consenta di evitare di sperimentare questi vissuti.


Lo psicologo come mi aiuta?

Il primo consiglio è quello di fare il primo passo e cominciare con l'affrontare queste tematiche in quanto questo tipo di relazione non si mette in piedi per una scelta per un bisogno. 
Finendo così per non far vivere in maniera serena nessuno dei due

Riflessione differente

"La dipendenza in una relazione amorosa deve essere come la noce moscata sul cibo, deve esserci ma non si deve sentire​"

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Mantenere i buoni propositi del nuovo anno: come riuscirci?

1/4/2019

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Tema dell'articolo del giorno è come mantenere i buoni propositi del nuovo anno, vedremo insieme alcune strategie che ci potranno aiutare a farcela.

Siamo nel mese di Gennaio, il mese dei buoni propositi come da tradizione, in cui ci si segna magari in palestra ci si mette a dieta o si smette di fumare o per lo meno si cerca di provarci. 

Il primo presupposto fondamentale

Quando decidiamo di cambiare qualcosa nella nostra vita lo stiamo facendo a partire da una decisione razionale e non partendo da un'emozione. Ad esempio nel caso del fumare smetto di fumare perché ho rischiato la vita e quindi la paura che ho provato funge da carburante per il cambiamento. Nella maggior parte dei casi invece il cambiamento è una scelta basata su presupposti razionali, per cui è necessario sottolineare come nessun cambiamento può essere in seguito se la persona che lo vuole mettere in atto non è genuinamente convinta di volerlo fare.  Se infatti la motivazione è scarsa dopo poco tempo essa ci abbandonerà e probabilmente finiremo per ritornare di nuovo a mettere in atto il comportamento che volevamo cambiare.

Il primo consiglio: la lista dei pro del cambiamento

Il primo consiglio che mi sento di dare  è quello di cominciare a buttare giù una lista dei motivi per cui si deve cambiare o si vuole provare a cambiare quel comportamento.
Facciamo l' esempio di una persona che si vuole mettere a dieta, essa potrà scrivere nella lista i seguenti motivi.

Se riuscirò a mettermi a dieta
1)Starò meglio con me stesso
2) Mi sentirò più agio
3) La mia salute fisica ne trarrà giovamento


Buttiamo giù una lista dunque dei vantaggi inserendo anche una lista di come quel comportamento ha condizionato la nostra vita sino a quel momento,
Tornando al nostro esempio:

L'essere stato sovrappeso:
1) Ho perso molti anni della mia vita non stimandomi come persona
2) Ho speso molti soldi in cibo spazzatura
3) Ho dovuto assumere farmaci per il colesterolo



Il secondo consiglio: la lista dei contro del cambiamento

Ora invece facciamo un'altra lista, ossia quella degli svantaggi del cambiare il nostro comportamento. 
Sempre riferendoci al nostro esempio:

Se seguirò una dieta:
1) Dovrà cucinarmi ogni sera i pasti del giorno dopo
2) Dovrò stare attento quando esco con gli amici
3) Soffrirò la fame durante il giorno



Una volta terminate le due liste andiamo un pochino a pesare vantaggi e svantaggi, considerando anche il peso che hanno le varie opzioni. Nel caso gli svantaggi fossero molto di più dei vantaggi, potremmo riflettere se questo sia un sintomo di quanto per noi il problema sia complesso da superare e si potrebbe ragionare se sia arrivato il momento di farsi dare una mano da un professionista. perché siamo in un momento in cui non riusciamo a trovare una strada per risolvere il problema è un altro piccolo consiglio che mi sento di dare è quello di valutare e da lì ai prossimi e ci siano degli eventi molto importanti che possono

Il terzo consiglio: stai per stravolgere la tua vita? Rimanda il proposito.
 
Se sappiamo che stiamo per stravolgere la nostra vita, ad esempio stiamo per cambiare lavoro, cambiare partner o cambiare casa, forse è bene rimandare l'inizio del cambiamento in quanto questi grandi cambiamenti possono destabilizzarci.  Sappiamo infatti che il cambiamento per mettere delle solide radici richiede spesso dei tempi che sono almeno di 2-3 mesi.

I 7 passaggi del Problem Solving

Ok abbiamo fatto la nostra lista e finalmente siamo pronti per capire come effettuare il nostro cambiamento, introduciamo ora la strategia di risoluzione classica per i nostri problemi, basata su 7 Step.

Step 1

Cerchiamo di capire qual è il nostro problema è se ne troviamo più di uno dividiamoli, il problema individuato deve essere ben definito.

Step 2

Specifichiamo dettagliatamente il problema cercando di capirlo maggiormente, analizzando i motivi che potrebbero esserne la causa o che peggiorano il problema.

Step 3

Prendiamo un grande foglio e buttare giù tutte le soluzioni possibili anche le più assurde. Scriviamo tutte le possibili soluzioni che possiamo mettere in pratica per risolvere il nostro problema.

Step 4

Analizziamo in  maniera approfondita ogni soluzione valutandone la fattibilità, conseguenze e possibilità di sostenerle nel lungo periodo.

Step 5

Una volta analizzate scegliamo la soluzione o la combinazione di soluzioni che ci sembrano migliori.

Step 6

Ora una volta individuata la soluzione o la combinazione dobbiamo cominciare a metterla in pratica. Questo processo ci deve far riflettere sul fatto che se dovessimo fallire non avremmo fallito nel nostro intento, ma avremo fallito nella scelta della soluzione al problema. 

Step 7

Effettuiamo un monitoraggio ogni 3-4 giorni per analizzare la direzione che stiamo prendendo, ricontrollando anche le soluzioni che magari avevamo scartato in un primo momento e che magari ora sarebbero praticabili.

Citazione differente

" Il momento migliore per piantare un nuovo albero era vent'anni fa. Il secondo e adesso"
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L'ASSURDO ERRORE CHE HO COMMESSO E COME SUPERARE UN ERRORE

12/7/2018

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Tema dell'articolo di oggi è prendere spunto dal grossolano errore che ho commesso in diretta per capire quello che possiamo fare quando commettiamo un errore davanti a molte persone.

Per chi non lo sapesse il venerdì sono ospito su Radio2 alla Versione delle due, beh in una puntata di un pochino di tempo fa ho ripetuto in maniera continuativa "GLI BROCCOLI" invece che I BROCCOLI. 

Un errore grossolano non giustificato assolutamente dalla mia febbre, ma cosa possiamo fare in questi casi?


1) Comincia con il perdonarti

Sembra che siamo molto più bravi a perdonare gli errori degli altri piuttosto che i nostri, la prima cosa da fare è dunque quello di usare lo stesso atteggiamento verso se stessi che si userebbe nei confronti di un caro amico che ha commesso un errore.

2) Accetta l'errore

La letteratura ci rivela come sia fondamentale accettare l'errore, chiamarlo riconoscerlo senza sminuirlo. Questo è il primo passo fondamentale per superare un errore in quanto ci consentirà di ridurre la rabbia che proviamo verso noi stessi e gli altri che continuano a mostrarci l'errore che ho commesso.

3) Evita le giustificazioni
Non è il momento per cercare scuse, anzi devi individuare le tue responsabilità che hanno contribuito sicuramente a far sì che questo errore si verificasse se lasciamo stare le colpe degli altri lasciamo stare che probabilmente eravamo stanchi e stressati disattenti Non importa in questo momento Dobbiamo capire Qual è stata la nostra parte nel commettere questo errore un altro punto importante per l'accettazione dell'errore quello di superare il senso di colpa

4) Parlane con le persone a te care

La condivisione con le persone a te care ti potrà aiutare ad elaborare la cosa ed accettarla più facilmente. Se l'errore che hai commesso è inoltre pubblico è necessario rompere la tendenza a nascondere l'errore, molto meglio è invece mostrarlo ed assumersi la responsabilità

5) Elabora un piano per evitare di cascarci di nuovo

Studia a fondo l'errore che hai commesso per capire dove poter migliorare, usando l'errore come una possibilità di apprendimento fare qualcosa di diverso come quello di trasformarlo in una possibilità di apprendimento.



Alcune volte superare un errore da soli può sembrare una sfida impossibile, se senti che questo è il tuo caso il mio consiglio è quello di affidarti ad un professionista con il quale elaborare un piano per farcela nel minor tempo possibile ed utilizzando l'errore come occasione di crescita.

Riflessione differente

"La buona madre non è quella che non commette errori, ma quella che sa cosa farsene"

#ƒareladifferenza
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Perchè tradiamo? rispondo a questa domanda che ci facciamo tutti

10/2/2018

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Tema dell'articolo del giorno è il tradimento: risponderò a tre domande che lo riguardano.

Se non sei mai stato tradito oppure se non hai mai tradito ti dico sin da subito che questo articolo non fa per te, anche se ho la netta sensazione che tutti noi nel corso della nostra vita prima o poi ci imbattiamo nel tradimento o perché lo mettiamo in pratica o perché lo subiamo.
Non a caso già i dieci comandamenti facevano molta attenzione a questa tematica tanto che il decimo ci vieta di desiderare o di avere rapporti con donne o uomini altrui.

Perché tradiamo?

Tralasciando volontariamente tutta la spiegazione biologica sul tradimento, possiamo individuare una prima risposta nel modello di vita della nostra società basato su una forte ricerca di egocentrismo e sull'appagamento dei bisogni individuali.
Come potrete immaginare un comportamento egoistico come il tradimento trova in tali condizioni un terreno fertile nel quale germogliare e fiorire.
All'interno di questo contesto però assumono un peso le differenze individuali, infatti il tradimento è qualcosa che si differenzia da persona a persona, da una parte ci sono delle persone che sostengono che per loro sia un istinto irrefrenabile, dall'altra invece altre che lo vivono come un atto meschino e che mai potrebbero compiere, in quanto andrebbe contro i loro valori e principi di lealtà.
In ogni caso va detto che il tradimento viene messo in atto nel momento in cui la persona sperimenta un periodo di insoddisfazione personale, al quale cerca di rispondere con una soluzione, ossia tradire per stare meglio, almeno all'apparenza.

Esistono delle differenze nel tradimento tra uomini e donne?

A quanto pare sì. Gli uomini dicono e riferiscono di tradire soprattutto quando sentono un bisogno psicofisico ad andare con un'altra persona come se seguissero un istinto biologico, mentre vivono il tradimento subito come un attacco a qualcosa di loro proprietà come se il loro ruolo di maschio Alpha venga messo in discussione.
Le donne invece dicono di tradire in particolar modo quando il/la partner non le fa più sentire desiderate o amate, mentre vivono il tradimento come un attacco alla loro autostima.

Esiste un periodo in cui è più facile tradire?

Nella prima fase quella che definiamo innamoramento c'è un qualcosa che ci porta a vedere l'altro in una maniera perfetta, si mettono in atto infatti dei meccanismi di proiezione, in cui proiettiamo sull'altro aspetti desiderati. In questa fase i tradimenti sono minimi.
Il momento in cui è più facile tradire è invece nella fase dell'amore maturo in cui il partner viene visto per come è realmente.
Si rompe dunque quella visione magica che può comportare uno stato di insoddisfazione, che la persona cerca di colmare con una nuova fase di innamoramento.

Cosa può fare uno psicologo?

Nel momento in cui c'è un tradimento la coppia vive un trauma, ma se c'è la voglia di tornare a stare insieme è necessario che venga elaborato. Le emozioni negative devono essere vissute, parliamo di sensi di colpa,  frustrazione e rabbia.
Questo processo non è semplice e richiede fatica, per questo un professionista allenato su questa tematica è in grado di aiutarti.

Riflessione differente

"La bugia davvero imperdonabile è quella detta a se stessi al solo scopo per amore di credere alle bugie dell'altro"

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Attacchi di panico cosa sono e come uscirne vittoriosi

9/19/2018

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Tema dell'articolo del giorno sono gli attacchi di panico, cosa sono e come uscirne vittoriosi.

Chi non dovrebbe leggere questo articolo 
Se non hai mai avuto il cuore a mille che ti batteva dentro il petto, se non hai mai avuto la sensazione di stare per morire e se non hai mai capito sino in fondo quanto gli attacchi di panico siano invalidanti e limitanti per chi ne soffre puoi anche immediatamente smettere di leggere questo articolo.

Cosa sono gli attacchi di panico?

Gli attacchi di panico sono caratterizzati da episodi di frequente ansia molto forte che però non si associano a degli eventi o situazioni specifiche, cosa che invece è caratterizzante dei disturbi fobici.
Il meccanismo perverso degli attacchi di panico è basato sul fatto che portano a sviluppare una paura della paura stessa, ossia si comincia a vivere in funzione dell'attesa che possano ricapitare.
Chi ne è afflitto sembra aver a che fare con una malattia invisibile agli occhi di chi gli sta intorno, mentre purtroppo la sofferenza è tale, da far arrivare a dire da parte di chi ne soffre che più vivere sembra di sopravvivere. Si ha infatti la sensazione che si stia per morire e più che una sensazione spesso è una certezza.
A peggiorare ulteriormente le cose ci si mette il fatto che quando gli attacchi di panico durano da parecchio tempo questi come una macchia d'olio si espandono e cominciano ad interessare sempre più ambiti della nostra vita, questo avviene perché si mettono in piedi delle tentate soluzioni per cercare di limitarli, come ad esempio strategie di evitamento che finiscono per alimentare il problema. 

C'è qualcosa che si può fare concretamente?

Uno dei meccanismi che alimenta gli attacchi di panico può essere usato a nostro favore: ossia la perdita di controllo. Molto spesso capita infatti che noi cerchiamo di controllare gli attacchi di panico mettendo in atto altre strategie di "controllo",  mentre in realtà il controllo non si può controllare con il controllo.
Un consiglio quindi molto pratico che si può mettere in atto da subito è quello che quando arriva un attacco di panico sia necessario evitare di sfidarlo o cercando di controllarlo.
Più utile invece è lasciarlo defluire, aiutandosi ad esempio con delle tecniche di respirazione che possono essere apprese.

Si guarisce da questo problema e come può aiutarti uno psicologo

Lo voglio dire con forza perché la scienza, i risultati scientifici e gli studi ci dicono che, si può risolvere questo problema.
Per farlo è necessario effettuare un percorso dove si riuscirà tra le altre cose, ad abbassare la soglia di allarme perpetuo che le persone che soffrono di attacco di panico tendono ad avere sempre a livelli pericolosamente alto.
Mettiamola così, chi soffre di questo disturbo è in qualche modo allergico a situazioni molto stressanti, ma anche a situazioni nuove in cui è normale aspettarsi che ci sia una attivazione fisiologica. Il problema in questo caso sorge però nel momento in cui viene questa attivazione viene confusa come segnale di imminente pericolo.

Personalmente nella mia attività clinica, utilizzo un approccio strategico integrato che ha dimostrato un'efficacia molto alta (si possono leggere gli studi di Giorgio Nardone a riguardo), il quale insieme all'approccio cognitivo comportamentale di Aaron Beck, ha dimostrato avere un'efficacia elevata.

Concludo questo video con questa riflessione differente:
" Se continui a fare sempre ciò che hai fatto non sarai mai più di ciò che sei"

#fareladifferenza
​#tunonhaibisognodellopsicologo

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test dolore cronico

9/15/2018

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    Legga attentamente PRIMA DI COMPILARE il test Alcune delle parole o espressioni che troverà in questo test possono descrivere il Suo dolore attuale.
    selezioni quelle parole che lo descrivono meglio. 
    In ogni gruppo che considera adatto scelga quante parole desidera: le più appropriate a descrivere il Suo dolore. Tralasci pure i gruppi di parole che non Le sembrano adatte.

Invia
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COS'è LA FAME NERVOSA? COME FARE PER RICONOSCERLA?

8/28/2018

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Lo so, #tunonhaibisognodellopsicologo, in ogni caso con questo articolo voglio aiutarti a #fareladifferenza.
Tema dell'articolo di oggi è aiutarti a capire cos'è la fame nervosa e come fare per riconoscerla.


​La fame nervosa, definita Binge Eating nel DSM V, per poter essere diagnosticata come disturbo deve presenti i seguenti sintomi:

A. Ricorrenti episodi di abbuffata in cui si mangia troppo cibo rispetto a quanto si farebbe normalmente associato ad una sensazione di perdita di controllo
B.  Durante l'abbuffata si mangia molto velocemente, fino ad essere eccessivamente pieni, senza la sensazione di fame, si mangia da soli e ci si sente in colpa
C. Presente disagio per questo comportamento
D. Abbuffata almeno una volta a settimana per 3 mesi
E. Non ci sono condotte sistematiche compensatorie (es. vomito)

Ma classificazione a parte, quali possono essere dei comportamenti a cui dobbiamo prestare attenzione se abbiamo la sensazione di soffrire di questo disturbo.
1. Insorgenza improvvisa, un attacco di fame nervosa raggiunge il picco molto più veloce della fame organica, che invece si presenta molto più gradualmente.
2. Collegamento con emozioni, l'attacco è molto spesso collegato ad emozioni negative, il mangiare diventa una risposta ad emozioni che non si controllano.
3. Impulsività, non c'è tempo per riflettere è come se non ci fosse neanche il tempo per cucinare cosa che noi facciamo solitamente i nostri pasti tradizionali. Siamo invece portati a dover mangiare immediatamente.
4. Gesto meccanico,  il cibo viene mangiato con una modalità meccanica, quasi come se fossimo passivi di fronte questo movimento.
5. Cibo specifico, si ricerca una tipologia di cibo specifico, molto spesso un cibo che consideriamo proibito.
6. Assenza di sazietà,  la fame nervosa anche dopo che ci siamo mangiati 6 pacchi di biscotti non porta mai ad un senso di sazietà.

La fame nervosa è un disturbo molto complesso, bisogna prestare attenzione dunque all'idea che alla base di questi attacchi ci sia una mancanza di forza di volontà da parte di chi ne soffre. Tale disturbo infatti è collegato ad una difficile gestione e controllo della sfera emozionale, in cui la patologia alimentare diventa il disfunzionale meccanismo con cui si cerca di controllarla.

Un buon percorso psicoterapeutico con un professionista qualificato è in grado di produrre risultati efficaci su questa tipologia di disturbi, in tempi relativamente rapidi.

Riflessione differente:

"L'astinenza da qualcosa, porta con se il desiderio da ciò da cui si astiene"

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Perchè se non ti arrabbi il tuo mal di testa aumenta

7/6/2018

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Tema del video del giorno è spiegarti perché se non ti arrabbi il tuo mal di testa aumenta.

Quando si parla di mal di testa intendiamo qualcosa che tutti più o meno abbiamo sperimentato nel corso della nostra vita. Quello che non tutti noi sperimentano, per nostra fortuna, è quel mal di testa cronico che diventa così tanto invalidante da inibire o da peggiorare in maniera significativa la qualità della vita di chi ne soffre.
Il mal di testa è una patologia molto complessa i cui ancora non conosciamo perfettamente il meccanismo di azione e le cause.

Cosa intendiamo per rabbia?

La rabbia è una naturale sensazione che sperimentiamo nel momento in cui soprattutto un fattore esterno non ci permette di raggiungere un bisogno o un soddisfacimento che volevamo raggiungere. Immaginiamo una situazione in cui andiamo a comprare un biglietto per un concerto arriviamo lì e troviamo chiuso, quello che proveremo sarà molto probabilmente un'esperienza di rabbia.

Ma perché la rabbia ha a che fare con il mal di testa?

Si è visto in una serie di studi, che le persone che tendono a tenere sempre la rabbia sotto controllo, sperimentano proprio a causa di questa mancanza di espressione, un aumento della percezione del dolore sul mal di testa.

Perché accade questo?

​Un'altra serie di studi evidenzia come ​quando vi è un'inibizione prolungata nell'espressione della rabbia, quest'ultima verrebbe sperimentata per un tempo più lungo da parte del soggetto, come se non riuscisse a smaltirla. Si è meno arrabbiati, ma per più tempo.
Questo fa sì che vi siano tutta una serie di adattamenti a livello ormonale e di neurotrasmettitori che vanno poi ad aumentare il mal di testa nelle persone che ne soffrono.

Come affrontano queste persone le situazioni stressanti?

In Psicologia si parla di coping, intendendo con questo termine quelle strategie che vengono utilizzate dalle persone per rispondere a situazioni di stressa.
In uno studio molto interessante ha evidenziato come le persone che soffrono di mal di testa muscolo tensivo, mettano in atto 4 strategie di coping che peggiorano il problema: passività, focalizzazione, evitamento e catastrofizzazione.

Vediamo una situazione tipica.

In seguito a situazioni stressanti, con mancanza di espressione delle rabbia, partirebbe il ma l di testa, solitamente queste persone reagirebbero con passività, ossia arrendendosi al mal di testa, quindi rimanendo magari in casa rimandando gli impegni. Questa strategia peggiorerà la faccenda in quanto ci si focalizzerà esclusivamente sul mal di testa (gli studi sul dolore cronico ci dicono che la tecnica migliore per gestirli è la distrazione).  Il fatto di continuare ad evitare le situazioni temute creerà una sorta di condizionamento, ogni volta che eviteremo una situazione non faremo altro che aumentare il timore di farlo la volta dopo.
A questo punto si insinua la catastrofizzazione, si vede tutto nero, ci si convince che il mal di testa ci ha rovinato la vita e che non si può fare nulla.

Quando parlo con persone con cui lavoro ho notato come vi sia una difficoltà nelle prime fasi ad accettare il fatto che il mal di testa possa essere causato da una difficile gestione delle emozioni. Si ignora il fatto che le emozioni producano cambiamenti "organici" di adattamento che sono in grado di generare problematiche di questo tipo.

Il mio consiglio è dunque, una volta escluse patologie, di tipo organico "classico", di prendere in considerazione un sopporto psicologico con l'obiettivo di sviluppare competenze in grado di limitare e contenere questa patologia.
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cOME LIMITARE LA FAME NERVOSA. LA TECNICA DELLA DISTRAZIONE

6/18/2018

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Tema del video del giorno è come limitare la fame nervosa con la tecnica della distrazione

In un precedente video ho parlato un pochino di quali sono i 6 sintomi che contraddistinguono la fame nervosa, in questo video vorrei parlarvi invece di una strategia che  risulta essere una delle più valide per cercare di limitare gli impulsi di fame nervosa.
Essa si basa sul principio cardine della fame nervosa, ossia la sua capacità di comparire all'improvviso, caratteristica che ci porta a pensare che non ci sia modo per fermarla. Ma proprio questo elemento presenta un vantaggio, che dobbiamo sfruttare a nostro favore: se è vero che raggiunge velocemente un picco nel quale la voglia di mangiare appare incontrollabile, è altrettanto vero che in breve tempo l'impulso della fame nervosa va scemando tanto da arrivare al punto che poi ci è possibile controllarla.

Il principio utile allora è quello della distrazione: nel momento in cui sopraggiunge il picco della fame nervosa quello che dobbiamo fare è  dilatare il tempo tra l'impulso dato a mangiare e il momento in cui cominciamo effettivamente a farlo. Le attività di distrazione variano in maniera importante e significativa da persona a persona quindi non esiste una strategia che sia migliore per tutti.
Ma volendo fare degli esempi potremmo ipotizzare ad esempio di fare una chiamata o meglio ancora fare una videochiamata, passare del tempo sui social, sistemare casa,  portare fuori il cane ecc. 
Come ho detto non esiste una strategia migliore per tutti ma il consiglio che voglio darvi è questo:
la prossima volta che avete un attacco di fame nervosa non cercate di fermarlo, ma controllate e monitorate se c'è qualcosa di alternativo che potete mettere in atto per distrarvi nel momento in cui sentite quell'impulso a mangiare che poi vi fa stare male.
Voglio ricordarvi che ha fame nervosa può essere assolutamente sconfitta con l'aiuto di un professionista
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COME HO SCONFITTO LA DERMATITE SEBORROICA

5/14/2018

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​Tema del video giorno è come ho sconfitto la dermatite seborroica.

Nel corso della mia vita ho sofferto di questa malattia nota come Dermatite Seborroica e nonostante sia una malattia recidivante, nel corso degli ultimi due anni sono riuscito a sconfiggerla quasi definitivamente.

C'è stato un momento in cui ho pensato che fosse una battaglia persa, in quanto specialmente nei periodi di stress essa compariva in maniera sempre più aggressiva e visibile. Lo stress purtroppo è infatti uno degli elementi che incide negativamente su questa malattia.
In quegli anni ho provato un'infinità di prodotti ad uso esterno, creme di qualsiasi tipo, oli ecc.

Il mio problema è che stavo curando la parte sbagliata! Infatti leggendo ed informandomi ho scoperto che la maggior parte dei processi coinvolti in questa malattia avvengono all'interno del nostro corpo. La causa principale della Dermatite Seborroica è un processo di infiammazione che poi si manifesta sulla pelle. La pelle non è il problema, ma la manifestazione di un problema.

Da quel momento in poi ho cominciato a fare due cose: utilizzare degli integratori specifici e lavorare sul mio stress.


Come integratori sto usando:
  • Omega 3, per agire sui processi infiammatori
  • Equilibratore della flora intestinale (Es. Enterogermina), sembra infatti che l'intestino sia chiave per questa patologia
  • Compresse di The Verde, per contrastare i radicali liberi
  • Basificante (Es. Basenpulver), sull'importanza dell'equilibrio Acido-Basico troverete su Google moltissime informazioni

Come dicevamo però all'inizio lo stress è un altro fattore chiave che deve essere tenuto sotto controllo. Per questo nel corso della settimana dedico almeno 10 minuti ogni 2 giorni a delle tecniche di rilassamento.
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